29 febbraio 2012. Ritorno a Saigon


Siamo a Saigon. Dopo poco meno di un anno siamo tornati nel punto di arrivo del nostro precedente viaggio: quello in cui abbiamo attraversato il Vietnam da Nord a Sud partendo dalla capitale Hanoi (www.goodbikingvietnam.com). Tornare a Saigon è come non averla mai lasciata.


All'uscita dall'aeroporto ci ritroviamo immersi in una cappa stagnante di caldo afoso. Col tassista ci rinfreschiamo le idee ripassando le fantasiose interpretazioni del codice stradale. In cuffia il ripetitivo sottofondo rumoroso scandito dal ritmo concitato dei clackson. All'hotel ritroviamo gli stessi sorrisi. Si ricordano di noi. Qui non c'è alcuna traccia dell'anno trascorso. La sensazione è di essere arrivati qui ieri in bici. Domani riposiamo e poi si continua il viaggio: l'intenzione è quella di attraversare la Cambogia, la Tailandia, la Malesia e infine ripartire da Singapore.




Adesso cena sparsa tra i marciapiedi ad ascoltare i profumi, i sapori e i loro deliziosi racconti del Vietnam.

1 marzo 2012. Rimontaggio bici

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Marco e Alessandro

Oggi abbiamo rimontato le bici. Le novità: un ammortizzatore anteriore appositamente adattato alla Seiran, un cambio interno Rohloff, due dinamo a mozzo, luci anteriori e posteriori schmidt, un nuovo sistema più rapido di montaggio/smontaggio della sella e del portapacchi a sua volta modificato, rotellina guida catena, supporto di sostegno per bullet camera.
Dietro le quinte il nostro asso nella manica. Preparatore ufficiale delle nostre bici. Il solo in grado di passare con disinvoltura dalla costruzione di bici in legno a quella degli aerei. Il solo a cui possiamo affidarle.

Vanni

2 marzo 2012. Saigon – Tay Ninh (104km di 104km) – Giorno 1


Abbiamo lentamente lasciato Saigon galleggiando sul fiume del traffico in direzione nord. Finchè tutto d'un tratto, la scoperta: abbiamo lasciato i passaporti all'hotel...Stoop! Taxi.
Abbiamo deciso di valicare il confine con la Cambogia a Xa Mat. Vogliamo evitare Phnom Penh e puntare ad Angkor Wat lungo la via a nord del lago Tonle Sap. Per un po' faremo a meno della costa. Fa molto caldo. Il sole scotta e non perdona la piccola porzione di pelle esposta tra la manica della maglietta e i guanti.
La mascherina standard

viene sostituita da modello evoluto, per proteggere la nuca e respirare meno polvere.

Il riparo migliore, però, rimane sempre la sosta tecnica.

3 marzo 2012. Tay Ninh - Kraek (75km di 179km) – Giorno 2


E' successo che per provare le regolazioni di rito alla bici percorrendo tratti di strada, fermandosi a discuterne e cos' via... ci siamo distratti e siamo partiti in direzione sbagliata. Dev'essere il caldo... Riprendiamo la direzione corretta verso Xa Mat, confine Vietnam – Cambogia meno frequentato rispetto a quello più a sud di Moc Bai. Un'oretta la passiamo tra i sei punti di controllo del confine: tre vietnamiti e tre cambogiani. L'assenza della fototessera (che cerchiamo di risparmiare in previsione dei prossimi confini) si risolve con un offerta libera.
Ci vengono vietate le foto.

I video al rientro a casa...

Passare il confine in bici è stata una bella emozione. La Cambogia si presenta da subito con paesaggio mutato rispetto al Vitenam. Più spazi liberi.


Nei punti abitati un susseguirsi di baracche in legno, la maggior parte delle quali costruite come palafitte per sfuggire alle alluvioni. Gli agglomerati hanno un qualcosa di più selvaggio. C'è un qualcosa di più (ammirabilmente) selvatico anche negli abitanti. Persone e cose sembrano essere state sparse ingiro a seguito di una qualche devastante deflagrazione. Qua e là ancora fuochi residui. Le persone sono socievoli e ospitali. I sorrisi continuano ad accompagnarci. Così come gli infiniti saluti e le manifestazioni di sorpresa al nostro passaggio. La lingua non è un problema. Si fa tutto a gesti. I soldi lasciamo che ce li prendano di mano. Ci fidiamo.

E' tardi per oggi. Ci fermiamo in una Guest House. Qualcosa pronunciato tipo “pkai pech” in cambogiano. Per fortuna c'è scritto proprio guest house. Ci siamo fatti scrivere con Il loro alfabeto l'equivalente cambogiano di “posto dove dormire” ma I caratteri da riconoscere sono fuori dalla nostra portata al momento. Ottima cena a base di pollo fritto e riso misto. Reintegriamo I liquidi con birra cambogiania “Angkor”.
Domani ci saranno da recuperare i km persi oggi.

4 marzo 2012. Kraek – Kampong Thnor (138km di 317km) – Giorno 3


Partenza prima dell'alba.
Le nostre luci anteriori illuminano come fari di automobile. I led rossi posteriori sono visibili a distanza. In confronto ai motorini privi di luci e alle persone a piedi sul ciglio della strada possiamo considerarci al sicuro dal traffico. C'è da stare più attenti alle buche nell'asfalto e all'insidiosa eventualità di doversi spostare dall'asfalto alla zona della spalla in terra battuta e viceversa. L'insidia è data dalla crosta dell'asfalto che in alcuni tratti è bruscamente sopraelevata rispetto alla spalla in terra battuta.
Prima del sorgere del sole c'è comunque gente ovunque. I fuochi dei baracchini di strada sono già tutti al lavoro. I posti tutti occupati. Qua e là litanie religiose e musica. Sembra non ci sia differenza tra il giorno e la notte. Sembra di passare attraverso un costante presente su cui il succedersi di albe e tramonti non ha effetto alcuno.
Senza il sole si viaggia decisamente meglio. La temperatura è perfetta.
Il fiume Mekong

Le ore peggiori, le più faticose, sono tra le 11 e le 15. In queste difficili ore scopriamo l'assenza di quelle baracche di rifornimento con spazio amache all'ombra a cui il Vietnam ci aveva abituati. Ci arrangiamo con un grande tavolo di bamboo per la meritata siesta. Manca il cocco però.

Oggi abbiamo assaggiato la polvere rossa cambogiana. Dobbiamo munirci delle sciarpe tradizionali.





Arriviamo a Kampong Thnor al tramonto.

Ho una nuova scottatura sulla fronte con la forma dell'apertura d'areazione frontale del casco.